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In base alle costruzioni presenti nel territorio sardo, possiamo dire che il suo popolo era tra i più esperti nel settore costruttivo.  Dopo la cacciata dei mori dalla spagna con l’editto del 1502 i saraceni si unirono ai Berberi del Nord Africa coi quali iniziarono una lunga campagna di saccheggi ed invasioni sia in Sardegna che nel Sud d’Italia.  La situazione continuò fino al 1570, anno in cui la Spagna si vide costretta ad attuare un piano di difesa che prevedeva la costruzione di torri di guardia.  Nel 1581 Filippo II di Spagna istituì la Reale Amministrazione delle Torri per ristabilire l’intero sistema difensivo, organizzativo ed economico costiero. Le torri erano divise in 3 categorie: Gagliarde (le più grandi per una difesa pesante dotate di 4 cannoni di grosso calibro, 2 spingarde e 5 fucili), Senzillas (di media grandezza per una difesa leggera con 2 cannoni di medio calibro, 1 spingarda a 3 fucili) e Torrezillas (le più piccole utilizzate per punto di avvistamento con 2 fucili e 1 spingarda). Le torri più grandi erano controllate da 1 Alcaide, un artigliere e 4 soldati, quelle medie da meno uomini e le piccole da un solo uomo.   Vi erano anche altri tipi di soldati come gli Atalayas che perlustravano a piedi i tratti in cui non vi erano torri, le Guardie Morte che controllavano punti fissi di vedetta, le Ronde Marine che controllavano via mare e i Bastonatieri i quali avevano il compito di recarsi in punti prefissati soprattutto all’alba per controllare eventuali sbarchi. Nelle torri i soldati dovevano sempre avere con se il binocolo per gli avvistamenti in lontananza, la legna da ardere per segnalare col fuoco durante la notte e con il fumo durante il giorno e i corni per le segnalazioni acustiche.  Nel 1867, a seguito di un decreto regio, le torri cessano la loro attività militare, non tutte ma quasi, in quanto ormai le incursioni barbariche erano cessate e non vi era più motivo né soldi per mantenerle attive.  Dalla cartografia fatta nel corse degli anni, sono state censite 150 torri ma la maggior parte di queste sono state distrutte o sono pericolanti, il 40% è però in buono se non ottimo stato.

La nostra torre fa parte di quel piano di costruzione torri voluto dal Re Filippo II. Si erge sul promontorio del paese.  La sua posizione ottimale, a ridosso di uno strapiombo granitico importante ha sempre evitato o per lo meno attutito gli attacchi nemici.  Non esiste datazione certa della sua costruzione, forse il 1577 si riferisce all’inizio lavori in quanto la torre viene citata nella Carta della Sardegna del Cappellino, di sicuro fu conclusa nel 1599 in quanto in attività. In un secondo tempo furono erette delle mura – come una sorta di trincea – come barriera difensiva di cui oggi riamane solo un piccolo tratto alla sua sinistra.  Per la costruzione delle torri venivano generalmente utilizzati materiali reperibili in loco, La torre di Longonsardo non poteva che essere costruita con blocchi di granito, ha un diametro di 19 metri, un’altezza di 11 mt. ed una superficie di 285 mq. che utilizzando il sistema di misura del tempo corrisponde a 2 trabucci e 11 piedi, era provvista di 2 cannoni sulla terrazza, di un sistema per la canalizzazione dell’acqua e di una cisterna sotto il pavimento.  Inizialmente era sprovvista di una scala esterna in quanto veniva utilizzata una scala di corda a pioli, al centro dell’area abitabile, in origine con 2 vani, si eleva una colonna che sorregge la volta ricurva, si può trovare tuttora una vasca scavata vicino al muro a sud-est che riforniva la guarnigione di acqua piovana. La volta è raggiungibile da una scala a chiocciola dove vi è un muretto di circa un metro in cui vi sono delle feritoie che conferiscono alla torre la merlatura.  Dalla parte opposta della porta principale si trova un’apertura che oltre a dare luce all’ambiente veniva utilizzata per gli avvistamenti e forse per l’utilizzo di armi leggere aggiuntive ai cannoni sul terrazzo.  Nella torre risiedeva un Alcaide che aveva il compito di controllare 57 miglia di costa.  Nel 1720 con il trattato di Londra, la Sardegna passa in mano ai Savoia e nel 1792 vennero apportate le prime riparazioni e modifiche in previsione di attacchi francesi; i lavori non proprio a regola d’arte e l’assottigliamento critico che ci fu, diedero vita ad un episodio tra i più cruenti della storia del paese; era giugno del 1802 quando la torre fu presa d’assalto ed espugnata da un piccolo gruppo di emigrati sardi riparati in Corsica seguaci dell’Angioy con a capo il prete Francesco Sanna Corda il quale travolto dalle truppe arrivate dal La Maddalena cadde in combattimento ai piedi della torre dove, pare, fu sepolto.  Da quel momento il comando fu preso dal capitano Pietro Francesco Maria Magnon, il quale notando l’importanza del luogo e la possibilità di essere autosufficiente spronò il Re Vittorio Emanuele I che il 12 agosto 1808 emanò un decreto che ordinava la creazione del nuovo paese.

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